| | Titolo | [Profili e sezioni relativi al Maranzano] | Datazione | 1788 | Autori | Puliti Giuseppe Baldassarre, architetto | Scala grafica | braccia fiorentine 2000 | Scala numerica | 1:12211 | Altezza (mm) | 490 | Larghezza (mm) | 770 | Num.fogli/tavole | - | Tecnica | incisione in bianco e nero | Supporto | carta | Orientamento | - | Conservazione | buona | Archivio | Archivio di Stato di Firenze | Fondo | Piante dello Scrittoio delle Regie Possessioni | Descrizione fondo | Il fondo copre un arco temporale che va dal XVII al XVIII sec. ed è composto dal materiale cartografico prodotto dai tecnici al servizio di questo ufficio. I documenti sono suddivisi in parte in rotoli o cartelle “Serie Piante Sciolte” (1-644) e in parte in registri o “Tomi” (numerati da 1 a 41).
Lo Scrittoio delle Regie Possessioni fu istituito da Cosimo I de’ Medici per amministrare il patrimonio di famiglia, che consisteva in beni immobili e rendite ed entrate a carattere fiscale.
Le competenze dello Scrittoio delle Regie Possessioni consistevano nell’amministrazione delle fattorie granducali, dei mulini, dei poderi, delle case e delle botteghe (comprese quelle affidate agli ebrei del Ghetto) e nell’amministrazione dei boschi (in parte gestita anche dai Capitani di Parte Guelfa).
In seguito si aggiunsero altri proventi derivanti da numerose privative, come ad esempio l’Azienda della foglia del gelso, l’Azienda del ghiaccio e le entrate delle licenze di caccia e pesca dei laghi di Castiglione della Pescaia e Fucecchio. Lo Scrittoio amministrava inoltre le terre assegnate all’Ordine di Santo Stefano, distribuiva elemosine e doti e allevava cavalli e muli per le scuderie reali (Regie Razze di Pisa).
L'ufficio aveva una sede centrale a Firenze ed alcune sedi periferiche a Siena, Pisa, in Val di Chiana e nella Maremma grossetana, presso la fattoria della Marsiliana.
Diretto inizialmente da un soprintendente generale, o ministro, fu successivamente affidato (1615) ad una Congregazione o Deputazione delle Possessioni, riformata con il motuproprio del 30 luglio 1618.
Fino alla fine del Seicento lo Scrittoio non ebbe personale tecnico proprio, ma si servì degli ingegneri e degli architetti di altri uffici, come dei Capitani di Parte o Ufficiali dei fiumi. Sotto Cosimo III, durante la soprintendenza di Francesco Feroni, fu decretata la nomina di un ingegnere dello Scrittoio e definite in maniera più precisa le norme per il personale tecnico a servizio dell’Ufficio. Da questo momento gli ingegneri erano tenuti a fornire una perizia corredata da una pianta al soprintendente, il quale provvedeva ad approvarla, previo decreto della Congregazione di strade e ponti, e ad inviarne una copia al fattore competente per l'esecuzione dei lavori, mentre una copia veniva archiviata nella cancelleria dello Scrittoio.
In epoca lorenese, dato il cattivo stato dell'amministrazione delle Possessioni, si procedette ad un riassetto dell'ufficio. In primo luogo fu realizzato un censimento delle proprietà, mediante un'intensa ricognizione cartografica che produsse numerose mappe, carte e piante delle fattorie e dei poderi (parallelamente a questa iniziativa vennero realizzati numerosi rilievi architettonici dei palazzi, ville e fabbriche di pertinenza dello Scrittoio delle Fabbriche). Dopo l’istituzione dell’Appalto generale (1740), durante la Reggenza lorenese, furono date in appalto anche le rendite dello Scrittoio che, in quell'occasione, fu posto sotto la giurisdizione della Camera granducale, istituita sempre nel 1740. Con altro motuproprio del dicembre 1777, che sopprimeva la stessa Camera granducale la giurisdizione civile passò all’auditore delle regalie e possessioni. Durante il regno di Pietro Leopoldo, in seguito al motuproprio del 28 marzo 1770 i beni amministrati dalla Scrittoio furono assoggettati alle imposte. Con altro dell’8 agosto 1780 il dipartimento dei boschi veniva aggregato alle Possessioni, così come quello di caccia e pesca il 27 novembre 1781, e quello delle regie razze di Pisa il 4 febbraio 1783. Il 6 aprile 1789 lo Scrittoio delle Possessioni prese il nome di “Amministrazione generale dei patrimoni della corona e personale di Sua Altezza Reale” e passò dalla dipendenza della Segreteria di Finanze a quella della corte.
Il 26 agosto 1802, durante il regno di Lodovico di Borbone, questa amministrazione fu soppressa e le Possessioni, le Regie Fabbriche, il Museo di fisica e di storia naturale e l’Officina delle pietre dure furono inclusi nel demanio e restituiti alle dipendenze della Segreteria di Finanze. Tale struttura durò fino al 1808 quando l’amministrazione dei beni della corona fu affidata ad un Intendente generale.
Nel 1814 lo Scrittoio tornò ad essere un ente autonomo, coordinato da un soprintendente generale che controllava l'operato delle sedi di Firenze, Pisa, Livorno, Orbetello, Arezzo e Grosseto e delle aziende autonome annesse. In seguito, con motuproprio del 6 aprile 1838, l'ufficio fu ristrutturato in una Soprintendenza generale alle Regie Possessioni. Dal 1847 amministrò anche i beni dell'ex-ducato di Lucca e, più avanti, parte dei beni che erano alle dipendenze della soppressa Amministrazione delle Regie Miniere. Con il decreto del 20 novembre 1857 la Soprintendenza fu sostituita dalla Direzione generale dell'Amministrazione dei Regi Possessi, le cui funzioni passarono nel 1863 al Regio Demanio e all'Amministrazione dei beni della Real casa. | Serie | Tomi | Titolo unità archivistica | [Tavole relative a diverse località della Toscana] | Numero unità archivistica | 37 | Descrizione unità archivistica | La raccolta comprende oltre 240 tavole di dimensioni variabili, che sono state realizzate fra il XVII e il XVIII secolo, e raffigurano diverse località del Granducato di Toscana. E' presente anche una copia del “Concordato del MDCCLXXX tra la Santità del Sommo Pontefice Pio VI e S.A.R. il Serenissimo Pietro Leopoldo I Arciduca d’Austria Principe Reale d’Ungheria e di Boemia Granduca IX di Toscana intorno alla bonificazione delle Chiane nei territori di Città della Pieve e Chiusi” con relative tavole di corredo (in duplice copia). | Titolo sottounità archivistica | - | Descrizione sottounità archivistica | - | Numero carta | 200-7 | Annotazioni | Questa è una delle otto tavole, che costituiscono il corredo cartografico dell’edizione a stampa del “Concordato del MDCCLXXX tra la Santità del Sommo Pontefice Pio VI e S.A.R. il Serenissimo Pietro Leopoldo I Arciduca d’Austria Principe Reale d’Ungheria e di Boemia Granduca IX di Toscana intorno alla bonificazione delle Chiane nei territori di Città della Pieve e Chiusi”, pubblicata da Cambiagi nel 1788. Le operazioni di bonifica intraprese in base alla complessa linea di intervento stabilita fra i due stati (alla presenza di Benedetto Passionei commissario apostolico, Federigo Conte da Montauto commissario granducale, Pio Fantoni matematico del papa, Pietro Ferroni matematico del granduca, Andrea Vici ingegnere pontificio, Domenico Sardi ingegnere pontificio e Giuseppe Salvetti ingegnere granducale) consistono: nella nuova inalveazione del fiume Tresa e del torrente Maranzano per colmare i paduli del Lagherello e delle Boze; nella realizzazione di un argine di separazione alto braccia 3 e largo braccia 4 che fissa la linea di spartiacque; nell’escavazione del nuovo canale Superiore della Chiana in cui andranno a convergere le acque della campagna (pontificia e toscana) che si estende oltre l’argine suddetto verso l’argine del Campo alla Volta. Sono rappresentati il “Profilo dell’Alveo del Maranzano vecchio escavato, e di tutto il Maranzano nuovo”, la “Sezione ragguagliata dell’Alveo del Maranzano nuovo”, il “Prospetto e Pianta della Chiusa o Serra innalzata al principio del nuovo Maranzano”, il “Prospetto e Pianta della Chiusa o Serra di muro presso alla Via delle Coste nel Maranzano” (serra fondamentale per reggere il fondo superiore del torrente ed unirlo a quello inferiore), la sezione ed il profilo dell’argine di separazione, il “Profilo delle Boze di Chiusi prima dell’innalzamento dell’Argine di separazione”, la “Pianta e Prospetto della Botte-sotterranea per lo Scolo detto il Formone”, il “Taglio delle due Luci della Fabbrica del Callone del Campo alla Volta” e infine il “Profilo della nuova inalveazione del Fosso di Monte Lunghino”. Quest’ultimo fosso va a colmare, insieme al fosso di Monte Lungo, la parte superiore del padule delle Boze. La tavola (tav. VII) è presente in duplice copia. Le scale di rappresentazione, che variano per ciascun disegno, sono espresse sia in misura fiorentina che romana. Per le piante e gli alzati: braccia fiorentine 20 (= 85 mm) e palmi romani 50 d’architetto (= 81 mm); per le lunghezze dei profili: braccia fiorentine 2000 (= 95 mm) e palmi romani 5000 d’architetto (= 91 mm); per le altezze dei profili: braccia fiorentine 15 (= 86 mm) e palmi romani 40 d’architetto (= 88 mm); per le sezioni: braccia fiorentine 30 (= 88 mm) e palmi romani 100 d’architetto (= 114 mm). | Redattore scheda | Cinzia Bartoli |
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