Logo CArtografia STOrica REgionale
 
TitoloPianta N. I, o sia la Prima Porzione dei Terreni componenti la R.le Tenuta di Cecina, posti nella Comunità di Lari, e nel Popolo, o Parrocchia di Riparbella
Datazione1787, luglio 10
AutoriCaluri Giovanni, ingegnere
Scala graficapertiche 600 di braccia 5 l'una
Scala numerica1:7424
Altezza (mm)970
Larghezza (mm)650
Num.fogli/tavole-
Tecnicachina e acquerello
Supportocarta
Orientamentonord-est in alto
Conservazionebuona
ArchivioArchivio di Stato di Firenze
FondoPiante dello Scrittoio delle Regie Possessioni
Descrizione fondoIl fondo copre un arco temporale che va dal XVII al XVIII sec. ed è composto dal materiale cartografico prodotto dai tecnici al servizio di questo ufficio. I documenti sono suddivisi in parte in rotoli o cartelle “Serie Piante Sciolte” (1-644) e in parte in registri o “Tomi” (numerati da 1 a 41).
Lo Scrittoio delle Regie Possessioni fu istituito da Cosimo I de’ Medici per amministrare il patrimonio di famiglia, che consisteva in beni immobili e rendite ed entrate a carattere fiscale.
Le competenze dello Scrittoio delle Regie Possessioni consistevano nell’amministrazione delle fattorie granducali, dei mulini, dei poderi, delle case e delle botteghe (comprese quelle affidate agli ebrei del Ghetto) e nell’amministrazione dei boschi (in parte gestita anche dai Capitani di Parte Guelfa).
In seguito si aggiunsero altri proventi derivanti da numerose privative, come ad esempio l’Azienda della foglia del gelso, l’Azienda del ghiaccio e le entrate delle licenze di caccia e pesca dei laghi di Castiglione della Pescaia e Fucecchio. Lo Scrittoio amministrava inoltre le terre assegnate all’Ordine di Santo Stefano, distribuiva elemosine e doti e allevava cavalli e muli per le scuderie reali (Regie Razze di Pisa).
L'ufficio aveva una sede centrale a Firenze ed alcune sedi periferiche a Siena, Pisa, in Val di Chiana e nella Maremma grossetana, presso la fattoria della Marsiliana.
Diretto inizialmente da un soprintendente generale, o ministro, fu successivamente affidato (1615) ad una Congregazione o Deputazione delle Possessioni, riformata con il motuproprio del 30 luglio 1618.
Fino alla fine del Seicento lo Scrittoio non ebbe personale tecnico proprio, ma si servì degli ingegneri e degli architetti di altri uffici, come dei Capitani di Parte o Ufficiali dei fiumi. Sotto Cosimo III, durante la soprintendenza di Francesco Feroni, fu decretata la nomina di un ingegnere dello Scrittoio e definite in maniera più precisa le norme per il personale tecnico a servizio dell’Ufficio. Da questo momento gli ingegneri erano tenuti a fornire una perizia corredata da una pianta al soprintendente, il quale provvedeva ad approvarla, previo decreto della Congregazione di strade e ponti, e ad inviarne una copia al fattore competente per l'esecuzione dei lavori, mentre una copia veniva archiviata nella cancelleria dello Scrittoio.
In epoca lorenese, dato il cattivo stato dell'amministrazione delle Possessioni, si procedette ad un riassetto dell'ufficio. In primo luogo fu realizzato un censimento delle proprietà, mediante un'intensa ricognizione cartografica che produsse numerose mappe, carte e piante delle fattorie e dei poderi (parallelamente a questa iniziativa vennero realizzati numerosi rilievi architettonici dei palazzi, ville e fabbriche di pertinenza dello Scrittoio delle Fabbriche). Dopo l’istituzione dell’Appalto generale (1740), durante la Reggenza lorenese, furono date in appalto anche le rendite dello Scrittoio che, in quell'occasione, fu posto sotto la giurisdizione della Camera granducale, istituita sempre nel 1740. Con altro motuproprio del dicembre 1777, che sopprimeva la stessa Camera granducale la giurisdizione civile passò all’auditore delle regalie e possessioni. Durante il regno di Pietro Leopoldo, in seguito al motuproprio del 28 marzo 1770 i beni amministrati dalla Scrittoio furono assoggettati alle imposte. Con altro dell’8 agosto 1780 il dipartimento dei boschi veniva aggregato alle Possessioni, così come quello di caccia e pesca il 27 novembre 1781, e quello delle regie razze di Pisa il 4 febbraio 1783. Il 6 aprile 1789 lo Scrittoio delle Possessioni prese il nome di “Amministrazione generale dei patrimoni della corona e personale di Sua Altezza Reale” e passò dalla dipendenza della Segreteria di Finanze a quella della corte.
Il 26 agosto 1802, durante il regno di Lodovico di Borbone, questa amministrazione fu soppressa e le Possessioni, le Regie Fabbriche, il Museo di fisica e di storia naturale e l’Officina delle pietre dure furono inclusi nel demanio e restituiti alle dipendenze della Segreteria di Finanze. Tale struttura durò fino al 1808 quando l’amministrazione dei beni della corona fu affidata ad un Intendente generale.
Nel 1814 lo Scrittoio tornò ad essere un ente autonomo, coordinato da un soprintendente generale che controllava l'operato delle sedi di Firenze, Pisa, Livorno, Orbetello, Arezzo e Grosseto e delle aziende autonome annesse. In seguito, con motuproprio del 6 aprile 1838, l'ufficio fu ristrutturato in una Soprintendenza generale alle Regie Possessioni. Dal 1847 amministrò anche i beni dell'ex-ducato di Lucca e, più avanti, parte dei beni che erano alle dipendenze della soppressa Amministrazione delle Regie Miniere. Con il decreto del 20 novembre 1857 la Soprintendenza fu sostituita dalla Direzione generale dell'Amministrazione dei Regi Possessi, le cui funzioni passarono nel 1863 al Regio Demanio e all'Amministrazione dei beni della Real casa.
SerieTomi
Titolo unità archivisticaLibro delle Piante dei terreni componenti la Real Tenuta di Cecina divisa in nove porzioni determinate dai periti stimatori di suolo a forma delle descrizioni annesse alle stime con più le piante del Palazzo di Marina dell'Osteria detta del Fitto mulino, e fornace della latta ed inoltre quella del quartiere assegnato al militare, e suoi annessi fatte l'anno MDCCLXXXVII
Numero unità archivistica34
Descrizione unità archivisticaIl cabreo è stato realizzato da Giovanni Caluri (ed approvato da Giorgio Kindt) nel 1787. Si tratta di un volume manoscritto di 550x370 mm che raffigura e descrive gli immobili ed i terreni che compongono la tenuta di Cecina. E’ costituito da tre carte iniziali con frontespizio, presentazione dell’opera e indice generale, e dodici piante acquerellate. In ogni singola pianta è riportata, accanto a quella del Caluri, anche la firma dell’ing. Giorgio Kindt in qualità di perito di parte.
Titolo sottounità archivistica-
Descrizione sottounità archivistica-
Numero carta1
AnnotazioniLa pianta raffigura l’area che si estende fra il fiume Cecina, il mare, il fosso del Tripesce e la strada Maestra Pisana e comprende la macchia di Colle Mezzano detta dell’Impalancato, i terreni sodi dei Guadaccini e del Tripesce, i vari terreni lavorativi (denominati rispettivamente campi del Sughericcio, campo alle Stiappe, campo dell’Olmo, campo della Cinquantina, campo dell’Ortum Domini, campo dell’Aione Vecchio, campo di Beccanibbi, campo del Sessanta, campo ai Ciottoli), i prati, la macchia e le pasture della Perazzeta, la Bandita e la Macchia di Capocavallo ed infine i cotoni del mare con le gorette del Corso, di Mezzo e di Giannone. Si riportano anche il casone della Cinquantina con l’aione adiacente, le “pescine” di Mencaglia e dei Guadaccini, i numerosi scoli e le strade che attraversano la zona, come ad esempio la strada livornese, lo stradone dell’Imperticato che va a Marina e la strada di Marina o dei Cavalleggeri. Con la lettere B sono segnalati i terreni annessi alla Casella di Capocavallo per comodo dei soldati. Nelle annotazioni in alto a destra è riportato l’elenco degli appezzamenti (19 in totale) che compongono questa prima porzione della tenuta di Cecina, con l’indicazione della superficie.
Redattore schedaCinzia Bartoli
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