Logo CArtografia STOrica REgionale
 
TitoloPodere delle Case Romole seconde posto nella Potesteria di Montevarchi, e nel popolo di S. Lorenzo, e Collegiata di detta Terra, misura in tutto Quad. 80. Tav. 6. Per. 1. Dec. 1 B. qua. 5
Datazione1783
AutoriDella Porta Bernardino, ingegnere
Scala graficacanne 100 di braccia 5 l'una
Scala numerica1:2116
Altezza (mm)450
Larghezza (mm)610
Num.fogli/tavole-
Tecnicachina e acquerello
Supportocarta
Orientamentosud-ovest in alto
Conservazionebuona
ArchivioArchivio di Stato di Firenze
FondoPiante dello Scrittoio delle Regie Possessioni
Descrizione fondoIl fondo copre un arco temporale che va dal XVII al XVIII sec. ed è composto dal materiale cartografico prodotto dai tecnici al servizio di questo ufficio. I documenti sono suddivisi in parte in rotoli o cartelle “Serie Piante Sciolte” (1-644) e in parte in registri o “Tomi” (numerati da 1 a 41).
Lo Scrittoio delle Regie Possessioni fu istituito da Cosimo I de’ Medici per amministrare il patrimonio di famiglia, che consisteva in beni immobili e rendite ed entrate a carattere fiscale.
Le competenze dello Scrittoio delle Regie Possessioni consistevano nell’amministrazione delle fattorie granducali, dei mulini, dei poderi, delle case e delle botteghe (comprese quelle affidate agli ebrei del Ghetto) e nell’amministrazione dei boschi (in parte gestita anche dai Capitani di Parte Guelfa).
In seguito si aggiunsero altri proventi derivanti da numerose privative, come ad esempio l’Azienda della foglia del gelso, l’Azienda del ghiaccio e le entrate delle licenze di caccia e pesca dei laghi di Castiglione della Pescaia e Fucecchio. Lo Scrittoio amministrava inoltre le terre assegnate all’Ordine di Santo Stefano, distribuiva elemosine e doti e allevava cavalli e muli per le scuderie reali (Regie Razze di Pisa).
L'ufficio aveva una sede centrale a Firenze ed alcune sedi periferiche a Siena, Pisa, in Val di Chiana e nella Maremma grossetana, presso la fattoria della Marsiliana.
Diretto inizialmente da un soprintendente generale, o ministro, fu successivamente affidato (1615) ad una Congregazione o Deputazione delle Possessioni, riformata con il motuproprio del 30 luglio 1618.
Fino alla fine del Seicento lo Scrittoio non ebbe personale tecnico proprio, ma si servì degli ingegneri e degli architetti di altri uffici, come dei Capitani di Parte o Ufficiali dei fiumi. Sotto Cosimo III, durante la soprintendenza di Francesco Feroni, fu decretata la nomina di un ingegnere dello Scrittoio e definite in maniera più precisa le norme per il personale tecnico a servizio dell’Ufficio. Da questo momento gli ingegneri erano tenuti a fornire una perizia corredata da una pianta al soprintendente, il quale provvedeva ad approvarla, previo decreto della Congregazione di strade e ponti, e ad inviarne una copia al fattore competente per l'esecuzione dei lavori, mentre una copia veniva archiviata nella cancelleria dello Scrittoio.
In epoca lorenese, dato il cattivo stato dell'amministrazione delle Possessioni, si procedette ad un riassetto dell'ufficio. In primo luogo fu realizzato un censimento delle proprietà, mediante un'intensa ricognizione cartografica che produsse numerose mappe, carte e piante delle fattorie e dei poderi (parallelamente a questa iniziativa vennero realizzati numerosi rilievi architettonici dei palazzi, ville e fabbriche di pertinenza dello Scrittoio delle Fabbriche). Dopo l’istituzione dell’Appalto generale (1740), durante la Reggenza lorenese, furono date in appalto anche le rendite dello Scrittoio che, in quell'occasione, fu posto sotto la giurisdizione della Camera granducale, istituita sempre nel 1740. Con altro motuproprio del dicembre 1777, che sopprimeva la stessa Camera granducale la giurisdizione civile passò all’auditore delle regalie e possessioni. Durante il regno di Pietro Leopoldo, in seguito al motuproprio del 28 marzo 1770 i beni amministrati dalla Scrittoio furono assoggettati alle imposte. Con altro dell’8 agosto 1780 il dipartimento dei boschi veniva aggregato alle Possessioni, così come quello di caccia e pesca il 27 novembre 1781, e quello delle regie razze di Pisa il 4 febbraio 1783. Il 6 aprile 1789 lo Scrittoio delle Possessioni prese il nome di “Amministrazione generale dei patrimoni della corona e personale di Sua Altezza Reale” e passò dalla dipendenza della Segreteria di Finanze a quella della corte.
Il 26 agosto 1802, durante il regno di Lodovico di Borbone, questa amministrazione fu soppressa e le Possessioni, le Regie Fabbriche, il Museo di fisica e di storia naturale e l’Officina delle pietre dure furono inclusi nel demanio e restituiti alle dipendenze della Segreteria di Finanze. Tale struttura durò fino al 1808 quando l’amministrazione dei beni della corona fu affidata ad un Intendente generale.
Nel 1814 lo Scrittoio tornò ad essere un ente autonomo, coordinato da un soprintendente generale che controllava l'operato delle sedi di Firenze, Pisa, Livorno, Orbetello, Arezzo e Grosseto e delle aziende autonome annesse. In seguito, con motuproprio del 6 aprile 1838, l'ufficio fu ristrutturato in una Soprintendenza generale alle Regie Possessioni. Dal 1847 amministrò anche i beni dell'ex-ducato di Lucca e, più avanti, parte dei beni che erano alle dipendenze della soppressa Amministrazione delle Regie Miniere. Con il decreto del 20 novembre 1857 la Soprintendenza fu sostituita dalla Direzione generale dell'Amministrazione dei Regi Possessi, le cui funzioni passarono nel 1863 al Regio Demanio e all'Amministrazione dei beni della Real casa.
SerieTomi
Titolo unità archivisticaPiante delle Case, e dei Poderi componenti la Real Fattoria di Montevarchi misurati a norma delle Respettive estensioni, e confini stabiliti, e descritti dai periti stimatori Santi Bertini, e Giuseppe Rigacci nella loro relazione, e stima dei 28 Marzo del Corrente Anno MDCCLXXXIII
Numero unità archivistica22
Descrizione unità archivisticaSi tratta di un volume manoscritto costituito da cc. I-II iniziali con titolo ed indice e 25 tavole acquerellate relative alle case e ai poderi che compongono la fattoria granducale di Montevarchi, un vasto complesso terriero esteso lungo il fiume Arno fra Levane, Levanella, Montevarchi, S. Giovanni Valdarno e Figline Valdarno. La prima di esse riporta delle annotazioni generali ed i riferimenti alle scale di rappresentazione.
I disegni sono stati realizzati nel 1783 dall’ingegnere Bernardino della Porta, facendo riferimento alla relazione dei periti Santi Bertini e Giuseppe Rigacci.
Titolo sottounità archivistica-
Descrizione sottounità archivistica-
Numero carta18
AnnotazioniNella tavola è raffigurata la pianta del podere delle Case Romole secondo, di pertinenza della fattoria granducale di Montevarchi, situato nella “Potesteria di Montevarchi e nel Popolo di S. Lorenzo”.
Questo si estende su una superficie di quadrati 80, tavole 6, pertiche 1, deche 1 e braccia quadre 5 e confina con i poderi delle Case Romole primo, della via Nuova e della Lama, i beni Mari, i beni delle Monache della Ginestra, dello Spedale degli Innocenti, dei sig.ri Berti, dello Spedale di Bonifazio (concessi a livello ai sig.ri Mari) e del Reverendo Bastiano Casini. La rappresentazione mette in evidenza l’uso e la sistemazione del suolo (terreno seminativo vitato, pioppato e pomato; terreno seminativo nudo; terreno prativo a pastura), la suddivisione dei campi, le strade interne, i fossi di scolo e il sistema di argini. La casa da lavoratore si trova lungo la via del Prunello, sul confine con il podere delle Case Romole prime. Da notare la sassaia e la striscia di terra attenente all’Imposizione d’Arno lungo la spalla sinistra del fiume. In basso a destra è riportata la dichiarazione di approvazione della pianta sottoscritta da Giorgio Cini e fratelli, livellari del fondo, il 20 settembre 1783.
Redattore schedaCinzia Bartoli
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