Logo CArtografia STOrica REgionale
 
TitoloPianta della fattoria di Cafaggiolo
Datazione[XVIII sec.]
AutoriAnonimo
Scala graficacanne 150 di braccia 5 l'una a panno fiorentine
Scala numerica1:2407
Altezza (mm)1950
Larghezza (mm)1500
Num.fogli/tavole-
Tecnicachina e acquerello
Supportocarta
Orientamentonord nord-ovest in alto
Conservazionedanneggiata
ArchivioArchivio di Stato di Firenze
FondoPiante dello Scrittoio delle Regie Possessioni
Descrizione fondoIl fondo copre un arco temporale che va dal XVII al XVIII sec. ed è composto dal materiale cartografico prodotto dai tecnici al servizio di questo ufficio. I documenti sono suddivisi in parte in rotoli o cartelle “Serie Piante Sciolte” (1-644) e in parte in registri o “Tomi” (numerati da 1 a 41).
Lo Scrittoio delle Regie Possessioni fu istituito da Cosimo I de’ Medici per amministrare il patrimonio di famiglia, che consisteva in beni immobili e rendite ed entrate a carattere fiscale.
Le competenze dello Scrittoio delle Regie Possessioni consistevano nell’amministrazione delle fattorie granducali, dei mulini, dei poderi, delle case e delle botteghe (comprese quelle affidate agli ebrei del Ghetto) e nell’amministrazione dei boschi (in parte gestita anche dai Capitani di Parte Guelfa).
In seguito si aggiunsero altri proventi derivanti da numerose privative, come ad esempio l’Azienda della foglia del gelso, l’Azienda del ghiaccio e le entrate delle licenze di caccia e pesca dei laghi di Castiglione della Pescaia e Fucecchio. Lo Scrittoio amministrava inoltre le terre assegnate all’Ordine di Santo Stefano, distribuiva elemosine e doti e allevava cavalli e muli per le scuderie reali (Regie Razze di Pisa).
L'ufficio aveva una sede centrale a Firenze ed alcune sedi periferiche a Siena, Pisa, in Val di Chiana e nella Maremma grossetana, presso la fattoria della Marsiliana.
Diretto inizialmente da un soprintendente generale, o ministro, fu successivamente affidato (1615) ad una Congregazione o Deputazione delle Possessioni, riformata con il motuproprio del 30 luglio 1618.
Fino alla fine del Seicento lo Scrittoio non ebbe personale tecnico proprio, ma si servì degli ingegneri e degli architetti di altri uffici, come dei Capitani di Parte o Ufficiali dei fiumi. Sotto Cosimo III, durante la soprintendenza di Francesco Feroni, fu decretata la nomina di un ingegnere dello Scrittoio e definite in maniera più precisa le norme per il personale tecnico a servizio dell’Ufficio. Da questo momento gli ingegneri erano tenuti a fornire una perizia corredata da una pianta al soprintendente, il quale provvedeva ad approvarla, previo decreto della Congregazione di strade e ponti, e ad inviarne una copia al fattore competente per l'esecuzione dei lavori, mentre una copia veniva archiviata nella cancelleria dello Scrittoio.
In epoca lorenese, dato il cattivo stato dell'amministrazione delle Possessioni, si procedette ad un riassetto dell'ufficio. In primo luogo fu realizzato un censimento delle proprietà, mediante un'intensa ricognizione cartografica che produsse numerose mappe, carte e piante delle fattorie e dei poderi (parallelamente a questa iniziativa vennero realizzati numerosi rilievi architettonici dei palazzi, ville e fabbriche di pertinenza dello Scrittoio delle Fabbriche). Dopo l’istituzione dell’Appalto generale (1740), durante la Reggenza lorenese, furono date in appalto anche le rendite dello Scrittoio che, in quell'occasione, fu posto sotto la giurisdizione della Camera granducale, istituita sempre nel 1740. Con altro motuproprio del dicembre 1777, che sopprimeva la stessa Camera granducale la giurisdizione civile passò all’auditore delle regalie e possessioni. Durante il regno di Pietro Leopoldo, in seguito al motuproprio del 28 marzo 1770 i beni amministrati dalla Scrittoio furono assoggettati alle imposte. Con altro dell’8 agosto 1780 il dipartimento dei boschi veniva aggregato alle Possessioni, così come quello di caccia e pesca il 27 novembre 1781, e quello delle regie razze di Pisa il 4 febbraio 1783. Il 6 aprile 1789 lo Scrittoio delle Possessioni prese il nome di “Amministrazione generale dei patrimoni della corona e personale di Sua Altezza Reale” e passò dalla dipendenza della Segreteria di Finanze a quella della corte.
Il 26 agosto 1802, durante il regno di Lodovico di Borbone, questa amministrazione fu soppressa e le Possessioni, le Regie Fabbriche, il Museo di fisica e di storia naturale e l’Officina delle pietre dure furono inclusi nel demanio e restituiti alle dipendenze della Segreteria di Finanze. Tale struttura durò fino al 1808 quando l’amministrazione dei beni della corona fu affidata ad un Intendente generale.
Nel 1814 lo Scrittoio tornò ad essere un ente autonomo, coordinato da un soprintendente generale che controllava l'operato delle sedi di Firenze, Pisa, Livorno, Orbetello, Arezzo e Grosseto e delle aziende autonome annesse. In seguito, con motuproprio del 6 aprile 1838, l'ufficio fu ristrutturato in una Soprintendenza generale alle Regie Possessioni. Dal 1847 amministrò anche i beni dell'ex-ducato di Lucca e, più avanti, parte dei beni che erano alle dipendenze della soppressa Amministrazione delle Regie Miniere. Con il decreto del 20 novembre 1857 la Soprintendenza fu sostituita dalla Direzione generale dell'Amministrazione dei Regi Possessi, le cui funzioni passarono nel 1863 al Regio Demanio e all'Amministrazione dei beni della Real casa.
SerieTomi
Titolo unità archivistica[Tavole relative a diverse località della Toscana]
Numero unità archivistica3
Descrizione unità archivisticaLa raccolta comprende 37 tavole di dimensioni variabili, che sono state realizzate fra il XVII e il XVIII secolo, e raffigurano diverse località del Granducato di Toscana.
Titolo sottounità archivistica-
Descrizione sottounità archivistica-
Numero carta36
AnnotazioniLa presente pianta raffigura la fattoria granducale di Cafaggiolo nel Mugello, con la precisa indicazione dei confini e delle enclave (proprietà Gerini, beni della Compagnia di Vernio, dei Padri di S. Firenze, della Chiesa di Lucigliano, del cav. Strozzi, della Chiesa di S. Giusto, del duca Corsini, della chiesa di S. Pietro a Sieve, del Sig. Bali Medici, Sabatini, della Gherardesca, della Chiesa di S. Giovanni, della Chiesa di Campiano, Panchetti, Pitti, e infine della Cappella di S. Caterina a Pozzalla). Al centro della proprietà si trova la villa con orto e prato adiacenti, raggiungibile per mezzo della strada che viene dal Trebbio. Lungo il fiume Sieve si estendono i campi coltivati delimitati da fossi di scolo e viottoli e le ragnaie. E’ in quest’area che si concentrano gli edifici che compongono la fattoria, fra cui un mulino con pescaia posto sul Sieve. Lungo il fiume Tavaiano si trova un altro mulino (denominato appunto di Tavaiano) con le terre di pertinenza. A nord è segnalata una “cerreta” che circonda la Chiesa e Convento dei Padri del Bosco (Bosco ai Frati). Nella rappresentazione viene delineata anche la rete stradale costituita, oltre alle strade ed ai viottoli che collegano fra loro gli edifici della fattoria, dalle strade di primaria importanza come la via che da Barberino va a Scarperia, la via che va al Bosco a Frati, la via che viene dal Trebbio e infine la via che va a S. Piero a Sieve, che segna in parte il confine della proprietà.
Da notare una piccola superficie di bosco accanto ai beni della Cappella di S. Caterina a Pozzalla “preteso” dal cappellano Giovannini.
Redattore schedaCinzia Bartoli
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