Logo CArtografia STOrica REgionale
 
TitoloPianta dimostrativa l'andamento dell'acque del Fosso Chiarone posto nel Comunello di Capalbio presso la dogana della Pescia Fiorentina
Datazione[1820, luglio 18]
AutoriLapi Antonio
Scala graficaassente
Scala numericaassente
Altezza (mm)306
Larghezza (mm)415
Num.fogli/tavole-
Tecnicachina
Supportocarta
Orientamentoassente
Conservazionebuona
ArchivioArchivio di Stato di Grosseto
FondoUffizio de' Fossi e delle Coltivazioni di Grosseto
Descrizione fondoQuesta Magistratura fu istituita nel 1592 con il nome di Uffizio patrio de’ fossi, come organo periferico dei Quattro Conservatori. Nel 1694 per ragioni di cattiva amministrazione perse la propria autonomia, riacquistandola progressivamente fra il 1741 e il 1748. In seguito, con l’istituzione della Provincia Inferiore Senese (1766), l’Ufficio subì delle trasformazioni e, riassumendo in sé i poteri esercitati dai Quattro Conservatori, dai Regolatori e dalla Rota, divenne un organismo amministrativo, politico e giudiziario con il nome di Uffizio dei Fossi e delle Coltivazioni di Grosseto. Così riformato, ancora per problemi di cattiva amministrazione, nel 1772 l’ufficio subì un parziale ridimensionamento delle funzioni. Nel 1778 il governo arrivò ad abolire il Magistrato, lasciando però in carica l’ufficio con il compito di gestire le operazioni di alienazione ed allivellazione dei beni comunali e dei pascoli da affrancare. Nel 1781, con la nomina del Ferroni alla direzione dei lavori della grande bonifica maremmana, l’ufficio fu reintegrato nelle sue funzioni. Soppresso nel 1808 dall’amministrazione francese, fu poi ricostituito nel 1814, rimanendo in carica fino al 1825, quando fu istituita la Camera di Soprintendenza Comunitativa.
Anche se sono presenti alcuni documenti risalenti al 1559, si può dire che il fondo copre essenzialmente un arco temporale che va dal XVIII al XIX sec. e raccoglie la documentazione relativa alla contabilità, alle opere pie, agli affari degli ospedali, ai lavori pubblici ed ai pascoli doganali. Sono inoltre presenti sei atlanti relativi ai Circondari di Imposizione, in cui furono suddivisi fra il 1832 e il 1833 i corsi d’acqua delle pianure di Giuncarico, Montepescali, Buriano, Gavorrano e Scarlino, al fine di garantire un’adeguata conservazione e manutenzione dei lavori di bonifica.
SerieMotupropri, memoriali, rescritti, disposizioni, suppliche e istanze
Titolo unità archivisticaRescritti e Motuproprj. 1820. 1821. 1822
Numero unità archivistica70
Descrizione unità archivistica-
Titolo sottounità archivistica-
Descrizione sottounità archivistica-
Numero carta281r (288r)
AnnotazioniL'ingegnere Antonio Lapi viene incaricato di effettuare un sopralluogo presso la dogana della Pescia Fiorentina per verificare se nel territorio dello Stato Pontificio si trova un Mulino, costruito da un tale Consalvo Adorno, e se per 'renderlo macinante si devii porzione delle Acque del Chiarone', o di fronte alla casa abitata dalla guardia della dogana, di proprietà del sig. Scappugi Ministro dei Vivarelli Colonna, o in altri punti.La pianta mette in evidenza quanto riscontrato dall'ingegnere. Dal lasco delle Vene (A) un'abbondante quantità di acqua dopo aver alimento il mulino della Pescia, situato in territorio toscano in prossimità del confine con lo Stato Pontificio (linea tratteggiata), confluisce nel fosso Chiarone presso il ponte Canale e da qui una parte viene deviata per un breve tratto per consentire il funzionamento del Forno Vivarelli riconfluendo poi nel fosso (M), per mezzo della fossa escavata dal sig. Landucci. Da questo punto le acque scorrono, giungendo prima alla bassa (C) che serve per abbeverare i bestiami non lontano da Selva Nera, poi al padule del Paglieto (D) e nel lago di Burano (servendo da rinfresco) e infine in mare per mezzo della fossa navigante. Presso il lasco della Ferriera (N) viene da lui individuata una deviazione delle acque, che attraverso un canale aperto dal sig. Consalvo Adorno vengono condotte in territorio pontificio. Tale situazione comporta la perdita di una metà delle acque a danno dei bestiami e della salubrità dell'aria del Castello di Capalbio (riportato in basso a sinistra con casette a prospetto), visto che servono da rinfresco al padule.L'ingegnere individua inoltre due corrosioni di argine in prossimità del ponte canale (H e L) non lontano dalla casa della guardia di dogana, sempre realizzate dolosamente, che determinano un ulteriore deviamento delle acque del Chiarone a danno del forno fusorio dei Vivarelli e dei terreni circostanti. Risulta pertanto necessario riparare gli argini e demolire le serrate che portano alla deviazione delle acque nel territorio pontificio. La data attribuita alla carta è riportata nella relazione scritta dal Lapi a cui la pianta è allegata. Si tratta di uno schizzo preparatorio realizzato sul posto, in base al quale l'ingegnere realizzerà poi una pianta ad acquerello e china.La carta viene attribuita ad Antonio Lapi.Si veda anche la c. 295r, filza 70.
Redattore schedaCinzia Bartoli
[Nuova ricerca]