Logo CArtografia STOrica REgionale
 
TitoloVera positura e forma dell'Isola di Giglio
Datazione1656
Autori-
Scala graficaassente
Scala numericaassente
Altezza (mm)745
Larghezza (mm)1120
Num.fogli/tavole-
Tecnicachina e acquerello
Supportocarta
Orientamentosud-ovest in alto
Conservazionedanneggiata
ArchivioArchivio di Stato di Firenze
FondoPiante dello Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche
Descrizione fondoIl fondo è composto da varie cartelle, ognuna delle quali contiene alcune piante numerate singolarmente, per un totale di quasi mille pezzi. La documentazione è riferita sia al governo mediceo sia a quello lorenese (secoli XVI-XIX).
Serie-
Titolo unità archivistica-
Numero unità archivistica-
Descrizione unità archivistica-
Titolo sottounità archivistica-
Descrizione sottounità archivistica-
Numero carta69
AnnotazioniSi tratta di una bella rappresentazione pittorico-vedutistica costruita dal governatore dell'isola, l'aretino Serafino Burali, dedicata al granduca Ferdinando II. Nonostante che l'autore affermi, nella legenda, di non aver avuto una formazione nel disegno e nelle arti legate alla misurazione e progettazione del territorio, la figura appare assai efficace nella restituzione della configurazione d'insieme dell'isola, con la sua complessa e notevole articolazione costiera (con l'alternarsi di cale, calette, scogli, isolotti, spiagge, sempre nominati) e morfologica interna, con la varietà paesistico-forestale e agraria e con tutti gli insediamenti umani, compresi quelli minimi isolati, sempre resi in alzato con ricerca evidente della verosimiglianza formale. Tra le sedi umane, si notano la Terra del Giglio, con la cerchia muraria, le torri e molte casette isolate nell'immediato intorno (S. Croce, Fonte di Barbarossa, Lazaro, S. Francesco, Nicolaio, un mulino e diverse anonime fonti), e la cava di allume; alcuni magazzini e le casette dei pescatori alla spiaggia del Campese; al porto (con la esigua piana retrostante fittamente coltivata a vigne) notiamo le due torri alle estremità dell'insenatura, il Lazzaretto, la chiesa di S. Lorenzo, S. Giorgio un po' verso l'interno e molte fonti. Riguardo all'uso del suolo, spiccano le innumerevoli vigne e i non pochi orti rappresentati con la loro recinzione che pare in muratura, e quindi gli spazi dell'agricoltura intensiva, rispetto agli anonimi riquadri dei seminativi nudi (evidentemente cerealicoli) ritagliati nei boschi tra i versanti collinari e le rare e anguste aree pianeggianti. Compare anche la bandita forestale fruita come bene comunale (definita infatti bene comunitario) sul promontorio del Franco. Il disegno è molto danneggiato ma restaurato.
Redattore schedaLeonardo Rombai
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