Logo CArtografia STOrica REgionale
 
TitoloCopia dell'iscrizione antica del cartone del lago di Sesto o Bientina verso Porcari
Datazione[1501-1600]
Autori-
Scala graficaassente
Scala numericaassente
Altezza (mm)390
Larghezza (mm)720
Num.fogli/tavole-
Tecnicachina e acquerello
Supportocarta ruvida su tela
Orientamentonord in alto
Conservazionepessima
ArchivioArchivio di Stato di Lucca
FondoOffizio sopra i Paduli di Sesto
Descrizione fondoIl fondo è il frutto del lavoro dell'Offizio omonimo che dal 1560 al 1801 ebbe il compito di provvedere a lavori ordinari e straordinari sui paduli attigui al Lago di Bientina. Il fondo è composto da 27 volumi e 34 buste. Contiene 78 mappe nelle buste numero 45, 46, 48, 58 e 59.
Serie-
Titolo unità archivistica[Mappe varie. Sec. XVI-XVIII]
Numero unità archivistica45
Descrizione unità archivisticaLa busta contiene 29 mappe relative al lago di Sesto collocabili tra XVI e XVIII secolo.
Titolo sottounità archivistica-
Descrizione sottounità archivistica-
Numero carta21
AnnotazioniLa mappa raffigura il lago di Sesto; in basso a destra compare la scritta: Pagliareti per vendere del comune di Porcari; sul verso del foglio presenta la seguente scrittura: Copia dell'iscrizione antica del cartone del lago di Sesto. All'estremità del disegno sono indicati, tramite due segmenti perpendicolari, i punti cardinali a lettere grandi in stampatello; sulla sinistra compare la raffigurazione in pianta di due appezzamenti di terreno, a levante dei quali compare la fossa Nuova. Il disegno non mostra accuratezza ne' dovizia di particolari; l'unico colore usato è il marrone. Le terre basse e paludose di Porcari, confinanti con il lago e solcate da fosse, erano frequentate da pescatori, anche di frodo; le fosse e il lago erano in grado di fornire in abbondanza carne magra, e di conseguenza, per il possesso di tali zone, nel corso dei secoli, sono sorte numerose controversie.
Fra il XIII e il XIV secolo, ad esempio, i nobili Porcaresi, l'Ospedale e la Magione di Altopascio e l'Abbazia di Pozzeveri consideravano il padule e il lago propria bandita. Annualmente provvedevano ad affittare le singole fosse ed i pagliareti che crescevano nel lago a piccole compagnie di pescatori per il rifornimento del mercato cittadino e delle mense dei monasteri nei giorni di astinenza. Vi si pescavano anguille, lucci, tinche. Le anguille, salate e seccate, erano talvolta oggetto di regalie oppure rappresentavano il canone di affitto a carico di coloro che avevano il diritto di pesca in fosse e specchi d'acqua sul lago. Il padule costituiva inoltre un'area di sfruttamento per il taglio annuale dei falaschi e per la raccolta dei marciumi dei pollini, utilizzati come fertilizzanti nelle terre magre.
Redattore schedaFrancesco Pacini
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