| | Titolo | [Pianta del confine fra il territorio pistoiese e lo Stato di Bologna] | Datazione | 1735, settembre 14 | Autori | Fabbri Andrea, perito deputato per Sua Altezza Reale il Ser.mo Gran Duca di Toscana e per l'Eccelso Senato di Bologna | Scala grafica | passi andanti 2500, che sono un miglio incirca | Scala numerica | 1:44643 | Altezza (mm) | 750 | Larghezza (mm) | 1015 | Num.fogli/tavole | - | Tecnica | china e acquerello | Supporto | carta su tela | Orientamento | nord in alto | Conservazione | buona | Archivio | Archivio di Stato di Firenze | Fondo | Piante antiche dei confini | Descrizione fondo | Le piante e le carte relative ai confini dello Stato toscano facevano anticamente parte dell'archivio dei Nove conservatori della giurisdizione e del dominio fiorentino, magistratura alla quale era affidata anche la tutela dei confini dello Stato durante il Principato mediceo. Durante il periodo lorenese, una parte delle competenze svolte dagli organi centrali fu trasferita alle nuove comunità istituite o rinnovate, procedendo con l’abolizione nel 1769 delle magistrature dei Nove e dei Capitani di parte ed alla creazione della Camera delle Comunità. Questo nuovo organo, dotato di personale tecnico, ed organizzato in due settori (quello degli affari contenziosi e quello degli affari economici) ebbe anche competenza sulle questioni di confine nonché la gestione del relativo archivio. Con il motuproprio del 5 aprile 1784 l'archivio delle Riformagioni, all'interno del quale era confluito due anni prima anche l'archivio dei Confini, fu trasferito alle dipendenze dell'Avvocato regio (creato nel 1778) a cui fu attribuita anche la funzione giurisdizionale sui confini e la cura del relativo archivio, precedentemente ordinato e inventariato. Il materiale cartografico fu così distinto fra “Piante antiche”, anteriori al 1782, e “Piante moderne”, relative al periodo 1782-1857. Le prime furono raccolte in registri o arrotolate in tubi di ferro detti “cannoni” e suddivise come le filze corrispondenti, alle quali sono collegate mediante rinvii, in nove “caselle” relative ai differenti tratti di confine del Granducato. Le altre, sempre arrotolate in tubi di ferro, furono invece suddivise in sezioni.
Nel periodo della dominazione francese così come al momento della restaurazione del Granducato, nel 1815, le questioni concernenti i confini ed il relativo archivio continuarono ad essere amministrate dall'Avvocato regio. | Serie | - | Titolo unità archivistica | Casella IX | Numero unità archivistica | 9 | Descrizione unità archivistica | La casella contiene la documentazione cartografica relativa alle confinazioni della Valdinievole, del pistoiese e del pisano con Lucca, Modena, Bologna e Vernio. Questa è in parte raccolta in registri ed in parte suddivisa e conservata all'interno di tubi di ferro detti 'cannoni'. | Titolo sottounità archivistica | - | Descrizione sottounità archivistica | - | Numero carta | 112 | Annotazioni | Riprendendo le piante fatte nel 1696 e nel 1698 da Giuseppe Peraccini ed Egidio Maria Bordoni, l’ingegner Fabbri realizza nel 1735 questa pianta relativa a tutta la confinazione del Granducato con Bologna. La linea divisoria – che separa i territori di Sambuca, Pracchia, Cavinana (Gavinana), S. Marcello, Lancisa e Lizzano da quelli di Granalione (Granaglione), Belvedere e Roccacorneta – parte dal termine e casa del Mazzone sul fiume Reno, segue l’andamento del fiume fino al termine al ponte dell’Orsigna, poi prende quello del torrente omonimo, quello della forra di Gnocco, e da qui prosegue verso i poggi del Cocomero, della Gabelletta, di Piaggia Guelfa, di Porta Franca, dell’Uccelliera, di Lancisa, per arrivare fino al Monte di Scaffaiolo e al Monte Fulgorino o Spigorino. Questo documento, aggiornato rispetto ai precedenti, viene realizzato in esecuzione degli ordini dei Commissari Arrigo Micheli (per il Granducato) e Gabriello Manfredi (per il Senato di Bologna). Il documento è conservato all'interno del cannone 17. | Redattore scheda | Cinzia Bartoli |
|