Logo CArtografia STOrica REgionale
 
Titolo[Pianta del confine fra Granducato di Toscana e Stato di Bologna, presso Pavana, Sambuca e le comunità di Granaglione, Casio e Badi]
Datazione1734, ottobre 2
AutoriFabbri Andrea, perito deputato per S.A.R. il Serenissimo Granduca di Toscana e per l'Eccelso Senato di Bologna
Scala graficapassi andanti 700
Scala numerica1:11136
Altezza (mm)765
Larghezza (mm)1040
Num.fogli/tavole-
Tecnicachina e acquerello
Supportocarta su tela
Orientamentonord in alto
Conservazionebuona
ArchivioArchivio di Stato di Firenze
FondoPiante antiche dei confini
Descrizione fondoLe piante e le carte relative ai confini dello Stato toscano facevano anticamente parte dell'archivio dei Nove conservatori della giurisdizione e del dominio fiorentino, magistratura alla quale era affidata anche la tutela dei confini dello Stato durante il Principato mediceo. Durante il periodo lorenese, una parte delle competenze svolte dagli organi centrali fu trasferita alle nuove comunità istituite o rinnovate, procedendo con l’abolizione nel 1769 delle magistrature dei Nove e dei Capitani di parte ed alla creazione della Camera delle Comunità. Questo nuovo organo, dotato di personale tecnico, ed organizzato in due settori (quello degli affari contenziosi e quello degli affari economici) ebbe anche competenza sulle questioni di confine nonché la gestione del relativo archivio. Con il motuproprio del 5 aprile 1784 l'archivio delle Riformagioni, all'interno del quale era confluito due anni prima anche l'archivio dei Confini, fu trasferito alle dipendenze dell'Avvocato regio (creato nel 1778) a cui fu attribuita anche la funzione giurisdizionale sui confini e la cura del relativo archivio, precedentemente ordinato e inventariato. Il materiale cartografico fu così distinto fra “Piante antiche”, anteriori al 1782, e “Piante moderne”, relative al periodo 1782-1857. Le prime furono raccolte in registri o arrotolate in tubi di ferro detti “cannoni” e suddivise come le filze corrispondenti, alle quali sono collegate mediante rinvii, in nove “caselle” relative ai differenti tratti di confine del Granducato. Le altre, sempre arrotolate in tubi di ferro, furono invece suddivise in sezioni.
Nel periodo della dominazione francese così come al momento della restaurazione del Granducato, nel 1815, le questioni concernenti i confini ed il relativo archivio continuarono ad essere amministrate dall'Avvocato regio.
Serie-
Titolo unità archivisticaCasella IX
Numero unità archivistica9
Descrizione unità archivisticaLa casella contiene la documentazione cartografica relativa alle confinazioni della Valdinievole, del pistoiese e del pisano con Lucca, Modena, Bologna e Vernio. Questa è in parte raccolta in registri ed in parte suddivisa e conservata all'interno di tubi di ferro detti 'cannoni'.
Titolo sottounità archivistica-
Descrizione sottounità archivistica-
Numero carta111
AnnotazioniSi tratta di una copia della pianta fatta il 3 agosto del 1697 da Giuseppe Peraccini e Egidio Maria Bordoni. Questa viene realizzata in occasione della “rivisita e riattazione” dei confini per il tratto fra la Podesteria del Montale e il fiume Reno e quindi aggiornata rispetto alla precedente. Il disegno mostra il confine fra Granducato di Toscana e Stato di Bologna presso Pavana, Sambuca e le comunità di Granaglione, Casio, Suviana e Badi. Si riportano gli abitati di Moscacchia e Pavana e, lungo la linea divisoria, i termini giurisdizionali e gli edifici, alcuni dei quali con incisioni: casa degli H.H. Pietro Marini, casa di Brunorio Onorati, case in luogo detto “alli Pianazzi”; casa di Giacono Maccini di fronte alla quale si trova un sasso con incisione; casa rovinata di Sabatino Bertoletti; un tabernacolo; case di Santi Bartoletti e Domenico Giovanni Landi sul Poggio delle Forche; casa di Pistorozzi; casa di Pian del Cerro; alcune case non identificate (che nella precedente erano: case de’ Gualandi e Mattioli; case del Tonibel; casa Prossima del sig. Girolamo Mellini); tabernacolo di Serra Marlesca; casa di Antonio Valdiserri; casa del Mazzone; una seconda casa non identificata (che nell’altra era “casa di Domenico Taruffi del Bagno”). Il documento è conservato all’interno del cannone 16.
Redattore schedaCinzia Bartoli
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