Logo CArtografia STOrica REgionale
 
TitoloPianta della nuova riconfinazione, e reapposizione de i Termini seguita nel Mese d'Aprile 1761, tra il vicariato di Monterchi nella Toscana Stato di S.M.I ed il Marchesato del Monte Santa Maria
Datazione1761
Autori-
Scala graficacanne 150 di braccia 5 l'una a panno fiorentine
Scala numerica1:2532
Altezza (mm)755
Larghezza (mm)3523
Num.fogli/tavole-
Tecnicachina e acquerello
Supportocarta
Orientamentosud sud-est in alto
Conservazionebuona
ArchivioArchivio di Stato di Firenze
FondoPiante antiche dei confini
Descrizione fondoLe piante e le carte relative ai confini dello Stato toscano facevano anticamente parte dell'archivio dei Nove conservatori della giurisdizione e del dominio fiorentino, magistratura alla quale era affidata anche la tutela dei confini dello Stato durante il Principato mediceo. Durante il periodo lorenese, una parte delle competenze svolte dagli organi centrali fu trasferita alle nuove comunità istituite o rinnovate, procedendo con l’abolizione nel 1769 delle magistrature dei Nove e dei Capitani di parte ed alla creazione della Camera delle Comunità. Questo nuovo organo, dotato di personale tecnico, ed organizzato in due settori (quello degli affari contenziosi e quello degli affari economici) ebbe anche competenza sulle questioni di confine nonché la gestione del relativo archivio. Con il motuproprio del 5 aprile 1784 l'archivio delle Riformagioni, all'interno del quale era confluito due anni prima anche l'archivio dei Confini, fu trasferito alle dipendenze dell'Avvocato regio (creato nel 1778) a cui fu attribuita anche la funzione giurisdizionale sui confini e la cura del relativo archivio, precedentemente ordinato e inventariato. Il materiale cartografico fu così distinto fra “Piante antiche”, anteriori al 1782, e “Piante moderne”, relative al periodo 1782-1857. Le prime furono raccolte in registri o arrotolate in tubi di ferro detti “cannoni” e suddivise come le filze corrispondenti, alle quali sono collegate mediante rinvii, in nove “caselle” relative ai differenti tratti di confine del Granducato. Le altre, sempre arrotolate in tubi di ferro, furono invece suddivise in sezioni.
Nel periodo della dominazione francese così come al momento della restaurazione del Granducato, nel 1815, le questioni concernenti i confini ed il relativo archivio continuarono ad essere amministrate dall'Avvocato regio.
Serie-
Titolo unità archivisticaCasella I
Numero unità archivistica1
Descrizione unità archivisticaLa casella contiene la documentazione cartografica relativa alle confinazioni di Anghiari, Arezzo, Borgo S. Sepolcro, Cortona, Monterchi, Poppi e Pratovecchio con lo Stato della Chiesa, il Marchesato del Monte S. Maria, la contea di Chitignano e il Ducato di Urbino. Questa è in parte raccolta in un registro ed in parte suddivisa e conservata all'interno di tubi di ferro detti 'cannoni'.
Titolo sottounità archivistica-
Descrizione sottounità archivistica-
Numero carta2
AnnotazioniLa pianta mostra il confine fra il Vicariato di Monterchi e il Marchesato del Monte Santa Maria. Si tratta, come si apprende dal titolo, di una nuova “riconfinazione e reapposizione dei termini” eseguita nell’aprile del 1761 dal fiume Padonchia fino alla “via dei quattro confini” e cioè fino al confine con lo Stato Pontificio con le giurisdizioni di Citerna e Città di Castello. Dal fosso della Canalecchia o d’Elci la linea di confine, dopo avere attraversato la via di Spinaleto, seguito in parte il tracciato dell’omonimo fosso ed ancora attraversato la via del corso, giunge fino al fiume Riccianello, di cui segue per un lungo tratto l’andamento. Staccandosi dal fiume, la linea procede poi verso il poggio di Satriano, ai piedi del quale riprende in parte l’andamento della via di Lippiano e giunge in prossimità della “Foce dei Paperi”, nel punto in cui convergono “la via che va al Monte S. Maria”, la “via di Satriano”, la “via di Lippiano”, la “via di Monterchi” e la “via di Torre”. Da qui con andamento abbastanza regolare, seguendo in parte il tracciato di fossi (come il fosso Reale della Vigna) e fossette di confine giunge fino alla “via dei quattro confini”. Dalle annotazioni riportate in alto si apprende che quelli indicati con una croce sono termini “vecchi in massi nativi”, mentre quelli indicati con le lettere “T. M.” (ossia “Toscana” e “Marchesato”) sono quelli fatti di nuovo “in figura rotonda e murati in calcina” come mostra il disegno al centro della tavola. Infine quelli indicati con la croce e le lettere sono quelli “di sasso segnati con croce, e riapposti in calcina”. La pianta risulta approvata da Giovan Battista Andrea Bourbon del Monte reggente del Marchesato e dai testimoni Pier Gaspare Vannini e Pio Guarducci. Il documento è conservato all’interno del cannone 1.
Redattore schedaCinzia Bartoli
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